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Le isole Fær Øer (faroese: Føroyar, danese: Færøerne) sono un arcipelago subartico formato da 18 isole, situato al largo delle coste settentrionali dell'Europa, tra il Mare di Norvegia e il nord dell'Oceano Atlantico, a metà strada tra l'Islanda e la Norvegia.
Le isole sono una Nazione costitutiva del Regno di Danimarca e del Folketing, ovvero il Parlamento danese, che comprende anche Danimarca e Groenlandia. Hanno ottenuto l'autonomia nel 1948 e nel corso degli anni hanno acquisito il controllo su quasi tutte le questioni di politica interna, ma non la difesa e gli affari esteri. Con l'eccezione di una piccola forza di polizia e guardia costiera, non hanno una forza militare organizzata, che rimane responsabilità della Danimarca.
Le Fær Øer hanno legami tradizionali con l'Islanda, le Shetland e le Orcadi, le Ebridi e la Groenlandia. L'arcipelago si separò politicamente dalla Norvegia nel 1815. Le Fær Øer hanno due rappresentanti nel Consiglio nordico (il forum di cooperazione dei governi dei Paesi nordici). Con l'Islanda, l'Irlanda e il Regno Unito, le Fær Øer si contendono l'isolotto di Rockall.
Il testo più antico che descrive le isole è il "Liber de mensura orbis terrae" del monaco irlandese Dicuil, scritto nell'anno 825, testo in cui vengono descritti i viaggi di alcuni monaci scozzesi nelle isole. Sebbene il testo non nomini le isole Fær Øer, la descrizione data si adatta molto bene all'arcipelago, come notato già da A. Letronne nel 1814. Dicuil mette in evidenza la grande quantità di ovini presenti sull'isola , da cui Fær, che in lingua norrena significa "pecore" , mentre Øer sarebbe una forma plurale di ø, "isola", parola rimasta anche nel danese moderno. Fær Øer significherebbe quindi: "isole delle pecore".
Il toponimo Fær Øer (in feringio Føroyar e in danese: Færøerne) che dava anche il nome latino alla soppressa diocesi cattolica delle isole, la cui prima parte è attestata in norreno nella forma scritta fær, viene tradizionalmente interpretata secondo il danese fåre-øerne, "isole delle pecore". Troviamo per la prima volta questa interpretazione nella Historia Norvegiæ, dove l'errata lezione nordica farcar è tradotta con insulæ ovium: il testo aggiunge che i coltivatori faroesi possedevano ricchi greggi di pecore composte da migliaia di capi. La difficoltà è che il termine fåre/fær è scomparso nelle lingue scandinave occidentali ("pecora" in norreno è anche sauðr, da cui il feringio seyður e il norvegese sau).